L'anniversario ricorre domani. Trentadue anni fa un camion distrusse l’antica Porta Capala: era proprio il 19 luglio. La Porta (i primi documenti che ne testimoniano l'esistenza risalgono al 1447) racchiudeva il borgo antico – la Villa di Verzuolo – e rappresentava l'ingresso ufficiale al paese.
Era il simbolo del piccolo borgo dominato dal castello recentemente venduto con il parco e in procinto di essere trasformato in struttura di benessere.
Oggi, lunedì 18 luglio, il sindaco Giancarlo Panero ha accompagnato due gruppi di bambini e ragazzi dell'Estate Ragazzi a visitare i luoghi più significativi del borgo – Porta Capala, la Confraternita, l'Ala, l’Antica Parrocchiale e l’esterno del Castello – dedicando una riflessione sulla porta di accesso distrutta e alla piccola edicola posta sotto l’arco, aperta fino agli anni '60.
Il giro ha toccata la fontana "dl bialot" (grazie al signor Sasia), l'ala, la cappella di San Rocco, il lavatoio e poi (grazie al signor Valerio) la Confraternita con la curiosità del coro antichissimo. Sotto l'ala rinfresco realizzato dalla Pro Villa seguito dal cammino con la visita alla ghiacciaia. Quindi la pompa è poi il ricetto della parrocchia Vecchia (grazie alla signora Lidia) con visita all’interno della piccola cappella del campanile e il tiraggio della corda che fa suonare la campana.
“Insieme abbiamo fatto considerazioni sulla bellezza del Borgo e del Castello appena passato di proprietà. Un contesto unico e raro su cui fare progetti", ha detto il primo cittadino.
Il Ricetto di Verzuolo, infatti, faceva tutt’uno col castello ed era presente già nel XII secolo, da considerarsi come la “Corte bassa” del maniero, all’interno del quale vi erano le case dove abitavano con la loro famiglia gli inservienti dei castellani: gli addetti alla cucina, il fornaio, gli scudieri, le donne addette alla pulizia, i soldati delle porte d’entrata e di guardia sulle torri e altre figure indispensabili alla vita della corte. Il giardiniere dal XVII secolo abitava in una piccola casa all’interno dei giardini alti del Castello (la stessa casa dove ora abita il guardiano). Vi erano ancora altri ambienti per le attività artigianali: fabbri, falegnami, maniscalchi, ecc. Grano e farina erano custoditi ai piani alti del Castello.
Le case che si vedono nella famosa incisione del Theatrum Statii Sabaudi del 1682 erano circa una ventina, servite da un pozzo d’acqua, situato solo un poco sopra la parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo, sulla destra sopra il rivo detto “bealerasso”.
Il Ricetto doveva fornire protezione stabile alle cose più preziose del castellano, ossia i prodotti della terra. Solo in casi estremi di pericolo, e per breve tempo, anche la popolazione vi trovava rifugio. Era ben fortificato, oltre le mura, vediamo in questa incisione almeno due torri che lo proteggevano dal lato est, il più esposto. In questo caso il Ricetto di Verzuolo, fungeva come ulteriore cinta di mura difensive al Castello. Fonte: TargatoCN.it